giovedì 18 luglio 2013

Il mio pancione

Per la maggior parte dei mesi è stato piccolo piccolo.
Roba che mi presentavo ai corsi per genitori e tutte, ma dico tutte, ce l'avevano più grande del mio.
Poi nemmeno un mese fa è esploso, così di botto. Insieme a dei piedoni modello Fiona che vabbeh non mi rendono grazie ma questa è un'altra storia.
Io il mio pancione lo adoro.
Mi fermo in bagno davanti allo specchio, alzo la maglietta e me lo guardo.
E lui è lì, bello rotondo, e a me piace tantissimo.
Penso a quando le donne portavano abiti larghi per nasconderlo, che sciocchezza.
Io lo so, già mi manca.

venerdì 12 luglio 2013

You are where you need to be

Alla fine di tutto questa è la sostanza del momento che sto vivendo.


Respirare è l'unica cosa da fare. Inizia il conto all'arrovescia amici, Sebastiano (finalmente abbiamo il nome di manina) sta davvero per arrivare e a me e luca non rimane altro che respirare!

lunedì 8 luglio 2013

Di rinunce

Cosa ho fatto in questi mesi?
Ho letto un sacco di libri sull'allattamento, sul portare, sul co-sleeping, sul parto in casa.
Ho frequentato i corsi di coppia.
Mi sono confrontata con altre mamme.
Ho parlato tanto, di manina, con Luca.

E adesso?
Adesso non riesco a non pensare ad altro che a ciò che perdo.
Questo mese sarei potuta essere al festival di Spoleto e in crociera nei fiordi della Norvegia con un fotografo del National Georgraphic. Solo per citare due delle proposte di lavoro a cui ho dovuto dire di no e che più di tutte mi rodono da morire.

E non ce la faccio a concentrarmi sulle cose belle.
Mi sento assolutamente egoista ed evito di parlarne con gli altri per paura che mi saltino alla giugulare.
E mi vergogno a dirlo anche a voi ma è così, non riesco ad accettare che il mio mondo stia per cambiare.
Non riesco ad accettare di aver dovuto rinunciare a viaggiare, la cosa per me più bella che esista.

Poi metto la mano sul pancione e mi sento così tremendamente stupida, egoista, immatura.
E' tutto qui.
Vado a prendere un altro kg di fiori di Bach, sia mai che mi aiutino un po'a superare la fase acuta.



mercoledì 3 luglio 2013

Nasce "partorire in casa" gruppo Fb di confronto fra mamme

Ci sono giorni lenti che portano con se l'idea delle cose e giorni veloci dove tutto accade.
Oggi è uno di quelli.
Da quando sono rimasta incinta ho iniziato a leggere il blog di Federica Di Girolamo abbiamosemprealternative.it e mi è piaciuta da subito perchè in lei ritrovavo i miei stessi interessi verso la gravidanza, il parto e l'educazione in generale.
Piano piano ci siamo conosciute sui social e oggi abbiamo fatto "nascere" insieme un gruppo Facebook dedicato al partorire in casa, un gruppo aperto nato con la voglia di ascoltare e condividere sogni, dubbi e paure sul parto in casa. Senza la convinzione di essere dalla parte della ragione ma con la caparbia di dare a tutte la possibilità di conoscere e sapere per scegliere liberamente.
Se vi va iscrivetevi e venite a chiacchierare nel nostro salotto.



martedì 2 luglio 2013

Partorire in casa in Italia è un lusso

E' un mese che non scrivo.
Ne è passata di acqua sotto i ponti.
Più che altro ne è arrivata di acqua nelle mie gambe e nei miei piedi che non sono più quelli di una persona normale ma sono quelli di Fiona. Sì avete presente la Fiona di Shrek? Ecco quella sono io a parte il verde della pelle.
Come ben sapete è mia intenzione di partorire in casa.


Fino a metà mese sapevo che avrei partorito con le ostetriche dell'ospedale di Reggio Emilia, la mia città.
Ed io e Luca ci sentivamo veramente fortunati a poter partorire in casa con il pubblico perché nella nostra bella Italia le cose non vanno così in tutte le Regioni, a dire il vero non è così nemmeno all'interno della stessa  Regione visto che a Modena in teoria si potrebbe partorire in casa col pubblico ma il problema è che tanto non accettano le richieste, le bocciano tutte.
E questo ci dà l'idea di come sia indietro il nostro Paese.
Un Paese in cui al Sud, in Campania per l'esattezza c'è il più alto numero di cesarei in Europa. E non sono tutti necessari. Sappiamolo.
Il parto in casa permette di rispettare i tempi della madre e del bambino.
E io l'ho scelto fin dall'inizio per questo motivo e mille altri.
Solo che c'è un però. Non potrò più partorire con le ostetriche pubbliche e quindi dovrò ricorrere alle ostetriche private e la Regione mi rimborserà solo la metà dei costi che sosterremo (dai 2500 ai 3400 euro) anche se i costi del parto in casa privato sono simili a quelli che un ospedale sostiene per il cesareo.
Quindi partorire in casa, ad oggi in Italia è un lusso che non tutti possono permettersi.
E inoltre è fatica. Fatica perché devi affrontare la faccia scettica di tante persone che cercano di instillarti mille paure, le loro, così gratuitamente senza che nessuno glielo abbia chiesto. "Ma se fanno tutte così ci sarà un motivo", è che questa frase non la senti solo dire dagli anziani, no, la senti uscire dalle bocche di gente giovane e ti chiedi se improvvisamente gli si sia oscurato il cervello perchè voglio dire, se tutti l'avessero sempre pensata così, non avremmo avuto tante conquiste e un certo genere di musica anche solo per fare un esempio.
Partorire in casa richiede soldi, energie, consapevolezza delle proprie scelte. Bisogna davvero essere convinti che sia la strada giusta per te, per il tuo bambino ed il suo papà.
Perché anche solo presentare la domanda è un impresa. Titanica direi. Tant'è che Luca ad un certo punto ha proposto di chiamare "manina" Ulisse.
Tre volte mi sono recata all'ufficio preposto alla consegna della domanda. Ogni volta mancava qualcosa, una firma, un documento, un timbro. Ma non me lo hanno detto la prima volta tutto insieme, no me lo hanno detto a rate.
Una sorta di caccia la tesoro che oggi forse ha visto la parola fine. Per lo meno, ora i documenti sono nelle loro mani. "Ma signora quanto vuole che pesino questi documenti, se li riprenda pure, li può ancora portare con sè" no così era solo per non tornare ogni volta punto e a capo che son debole, ho gli ormoni che fan le capriole e ogni volta partire da zero è un colpo.




giovedì 30 maggio 2013

Educare un maschio alle emozioni

Avrò un maschio.
Subito è stato un colpo.
Di fatto ho passato la mia vita a mio agio molto più con le femmine che coi maschi.
Dopo un lungo lavoro su me stessa, la mia famiglia, il mio modo di amare credo di essere riuscita a superare quello, che ho capito solo dopo, essere un mio problema, il rapporto col maschile.
Di fatto da lì a poco o forse contemporaneamente il rapporto con alcuni amici maschi storici è diventato ancora più stretto. Uno di loro fra l'altro fra poco si sposa e non so dirvi l'emozione ma questa è tutta un'altra storia.
E poi ho scoperto di essere incinta.
Segretamente speravo in una femmina ma mi sentivo che era un maschio. Sentire confermato già dalla prima eco.
Ecco un maschio, e adesso?


Poi ho capito. Io voglio un maschio per poterlo educare ai sentimenti e alle emozioni. Questo è il mio compito.
E ancora più forte oggi sento questo compito. Oggi che mi è capitato di leggere un bellissimo scritto di Iacopo Fo su sua madre Franca Rame, venuta meno pochi giorni fa. Non lo sapevo ma Franca Rame è stata stuprata per mano nazista nel 1973, la motivazione: perché vicina alla sinistra. Stuprata in un modo brutale. Ustionata con sigarette e tagliata con lamette. Stuprata in maniera così inconcepibile che anche uno dei presenti cercò di opporsi. Ma la cosa ancora più inconcepibile è che fuori da un liceo romano fosse scritta la frase: "Franca Rame ha goduto ad essere stuprata".
Quale maschio può scrivere una cosa del genere? E allora il modo per contrastare queste barbarie e questo maschilismo dettato a mio avviso da un senso di impotenza, di inferiorità, di disagio tocca a noi uomini e donne che siamo genitori, dobbiamo educare i nostri figli alle emozioni cosi come sollecita Iacopo Fo che cito testualmente:

Forse se entrasse nelle scuole una buona educazione al sesso e ai sentimenti questo vuoto esistenziale potrebbe essere colmato nelle generazioni future. La malattia dell’Italia non è solo politica, è morale, filosofica e sentimentale. Molti non sanno neppure cosa siano i sentimenti. Vivono tenendo carcerate le loro emozioni. (…) Io non credo che l’Italia cambierà seguendo chi è bravissimo a denunciare la corruzione e la violenza del capitalismo ma si dimentica di parlare di amore, amicizia, tenerezza, sesso, parto dolce, sentimenti, emozioni, ascolto di sé, educazione non autoritaria, scuola comica, arte, valore della vita, necessità di dare un senso anche alla morte. Il futuro migliore lo si costruisce casa per casa, migliorando i nostri baci e smettendo di consumare energia elettrica prodotta dal petrolio. E scendendo per strada a distribuire abbracci gratis. La mancanza d’amore si cura aumentando l’amore.."  

P.s un'amica appena ha saputo della gravidanza mi ha regalato questo bel libro Intelligenza emotiva per un bambino che diventerà uomo e io lo consiglio a voi!


mercoledì 29 maggio 2013

Gravidanza: del viaggiare e del fermarsi

Sì lo so è da un mese che non scrivo. E' che sono stata completamente risucchiata dalla mia più grande passione, i viaggi. Ho viaggiato, abbiamo viaggiato tanto in questo ultimo mese, su e giù per lo Stivale. Torino, Viareggio, Vasto, l'isola d'Elba, le colline Vicentine.
Stavo bene e pensavo a tutte voi che me come state affrontando questo bellissimo momento (o almeno dicono che dovrebbe essere così). Pensavo che è un peccato fermarsi, limitarsi per il solo fatto di essere incinta.
Io stavo bene e sono sicura che anche manina stava bene.

Ora però sento che è giunto il momento di fermarsi un po'.
Ci aspettano gli ultimi due mesi. E' giunto il momento di tirare i remi in barca, sedersi sul letto del fiume, veder passare la corrente, prepararsi a ciò che sarà. Consapevoli che niente poi sarà più come prima. Ma chi lo dice che sarà peggio?
Anche Luca ha paura.
Si può essere più felici di così?
Ce lo siamo chiesti tante volte, quando ci eravamo appena conosciuti, quando ci siamo sposati ed ora.
E quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare (o almeno così dicono)

lunedì 22 aprile 2013

Essere coppia in tre

Quando ho iniziato a sentire le bolle nella pancia è stata un'emozione fortissima ma la felicità vera è arrivata quando anche il suo papà ha iniziato a sentire manina.
Perché essere in due, padre e madre nell'attesa di un figlio è gioia pura.
Luca viene a tutti i corsi con me, a quello per genitori, a quello sulla fasciatura e sul portare.
Spesso è uno dei pochi maschi presenti, se non l'unico ma lui non desiste.
E quando torniamo a casa è sempre entusiasta di tutte le cose interessanti che si sono dette.
Perché noi siamo due insieme anche nella gravidanza. Manina lo porto dentro io ma è come se fosse incinto anche Luca. E questa per me è una cosa bellissima. Mi dà tanta sicurezza e mi fa sentire protetta.
Ma com'è dico io che ancora si pensa che la gravidanza (e la conseguente educazione di un figlio) sia un affare quasi solo di donne?

domenica 14 aprile 2013

Volare e viaggiare in gravidanza a sei mesi

Siamo partiti (per il Portogallo) e siamo ri-tornati.
Una pausa di nove giorni, solo io, Luca e manina. Ci voleva proprio.
Viaggiare in gravidanza si può.
Anzi se è quello che vi piaceva fare anche prima e se state passando una gravidanza senza complicazioni credo che sia un bel regalo da farsi, come coppia, come donne, come famiglia.
Sì perché poi famiglia lo siamo già. Manina c'è, è con noi, anche se per il momento è nel suo bel liquido amniotico che rende tutto più facile. E' più facile nutrirlo, trasportarlo, farlo dormire.

Ma torniamo al viaggiare in gravidanza che è uno dei chiodi fissi di questo blog.
Mi sono fatta quasi tre ore di aereo, ho cercato di seguire i consigli più semplici, bere molta acqua e ogni tanto fare qualche giretto su e giù per il corridoio, ed è andato tutto bene.
Una volta in Portogallo abbiamo cercato di rallentare un po' i ritmi così come avevamo fatto quando a Natale siamo stati a Vienna, Budapest e Lubiana in macchina.
Certo una cosa è cambiata.
Quando sento che sono stanca non chiedo di più al mio fisico, non tiro al massimo ma mi fermo e recupero le energie. Solo qualche piccolo accorgimento in più, che per una stacanovista del viaggio come me è già una gran conquista.

mummydick a Coimbra


Sono felice, molto felice.
Il viaggio ci ha fatto bene. Avevamo bisogno di un periodo di stacco da tutto, solo per noi.
Torniamo con nuove consapevolezze ancora più entusiasti di quando siamo partiti.
E a cosa serve viaggiare se non tornare più ricchi di prima?



venerdì 29 marzo 2013

Parlare coi propri bimbi nella pancia


Sto leggendo un libro molto interessante sulla lettura ai bambini.
Il libro parla anche dell'importanza di parlare ai bimbi già dal grembo materno.
Beh io oggi l'ho fatto.
Ho spiegato a manina (sì perché ultimamente ci va di chiamarlo cosi) che domani partiamo, si va in Portogallo. Gli ho letto alcuni racconti di viaggio presi da internet e lui faceva le bolle.
Sì sì era lui, mi sa che l'idea del Portogallo gli piace moltissimo.
E anche a me e al suo papà che siamo carichissimi e non vediamo l'ora di partire.


Quindi ne approfitto per augurare a tutti Buona Pasqua, al ritorno verrò a raccontarvi di come è andata.
Intanto se volete approfondire questa cosa della lettura ai bambini potete dare un occhio a questo libro Me lo leggi di Giorgia Cozza o se volete avere le idee più chiare sul viaggiare in gravidanza potete leggere questo post che abbiamo pubblicato oggi su miprendoemiportovia

mercoledì 20 marzo 2013

Test diagnostici in gravidanza: l'ecografia morfologica


allontana la paura e vedrai le stelle


Oggi è la giornata della felicità e noi di motivi per essere felici ne abbiamo uno grandissimo.
Abbiamo affrontato questa mattina la tanto temuta ecografia morfologica ed è andata bene.
Inutile nasconderlo, l'ansia era alta, e l'ansia celava la paura di un risultato allarmante.
Ne ho parlato ieri sera al corso per genitori che stiamo seguendo con Luca.
Una mamma che era lì con noi, al secondo figlio, mi ha fatto riflettere.
Mi ha detto che la sua prima morfologica era stata un vero incubo, ha pianto prima, durante e dopo! Poi ora con la seconda è stato tutto molto più naturale e tranquillo dandosi la possibilità di vivere con gioia anche questo momento.
"Ho accettato di essere felice"
E credo che il segreto stia tutto qui.
Accettare la felicità, accettare un dono grande, come dice Luca, che ci è arrivato e smettere di pensare sempre al peggio.
Per una ragione che vale più di tutte, preoccupandoci (che letteralmente vuol dire occuparsi prima di qualcosa) ci neghiamo tutta la bellezza del viaggio.
Di questo viaggio, così diverso, così lontano.

martedì 19 marzo 2013

Viaggiare in gravidanza

I forum su internet sono pieni di domande come quella del titolo, a volte sembra che il viaggio legato alla gravidanza sia un'impresa un po' azzardata.
Se non ci sono rischi fisici per la mamma che le richiedono riposo e se una donna ama viaggiare e si sente a suo agio nel farlo non vedo proprio perché debba rinunciare.


Qualche giorno fa ho lanciato un tweet che diceva più o meno cosi: "mi aspettano 4 weekend in viaggio, non male per una donna incinta. La gravidanza non è una malattia" frase che ha suscitato molti retweet, ergo apprezzamenti. Ho scritto quello in cui credo fermamente e che un po' era la mia paura quando ho visto la linetta rossa del test di gravidanza. Quando sono rimasta incinta non ho smesso di viaggiare, sono andata in Giordania al primo mese e mezzo, ho fatto un on the road in centro Europa al secondo, e adesso che sono al quinto mi aspetta un Fly&drive in Portogallo. In mezzo tante piccole fughe: sulla Paganella a Gennaio, a Torino a Febbraio, in Umbria e Toscana la scorsa settimana. A me viaggiare fa stare bene, non mi stanco, mi mette il buon umore e non capisco perché dovrei smettere.
La gente mi guarda un po' stranita poi chi mi conosce desiste dal cercare di convincermi del contrario.
Non dico che non sia importante prendersi dei momenti di pausa, di riflessione e di ascolto di sè durante la gravidanza dico anche però che, se una vuole, può continuare a viaggiare.
Certo con qualche attenzione in più, ad esempio appena saputo di essere incinta ho dovuto rinunciare ad un viaggio in India perché a detta della mia ginecologa sarebbe stato troppo pericoloso a causa dei virus a cui un turista straniero è esposto ma a parte questo tutto ciò che vi fa star bene è lecito. Quindi partire sì ma dopo aver consultato, ovviamente, il proprio medico.
E voi cosa ne pensate?

mercoledì 13 marzo 2013

Prepararsi a diventare genitori

Ieri sera io e Luca abbiamo fatto una bellissima esperienza che consiglio di fare a tutti coloro che vogliono prepararsi come coppia alla grande avventura di essere genitori.
A Modena, Angela Stradi, insegnante di yoga e counsellor organizza un percorso per genitori di cui qui potete leggere il programma.
I corsi pre-parto servono, sono utili? Internet è piena di queste domande.
Io credo che ognuno di noi debba cercare il corso che più corrisponde alla propria personalità.
Noi, penso, lo abbiamo trovato.
Perché è un corso diverso dal solito, un po' come noi che ci sentiamo sempre un po' "diversi" nel modo di essere dalla maggioranza delle persone in linea col "così fan tutti".
Ebbene ieri sera non ci sono state tante parole, ci sono stati gesti, ci sono state emozioni.


Forti, fortissime, tra me e Luca e tra me, Luca e il gamberetto senzanome.
Ci siamo detti cose importanti. Ci siamo parlati non solo con le parole ma anche coi piedi e con le mani.
Ci siamo amati e abbiamo iniziato ad amare lui. A pensarlo, e a farlo diventare parte di noi.
Grazie Angela, che credi che diventare mamma e papà non sia solo contare le contrazioni e i percentili.

venerdì 8 marzo 2013

Le bolle nella pancia

Oggi l'ho sentito.
Avete presente le bolle di sapone? Che volano alto e poi scoppiano contro qualcosa?
Io adoro le bolle di sapone.



Beh oggi ne ho sentita una contro la pancia.
Ed era lui lo so.
Parlano tutte di farfalle. Io le farfalle non le sento. Che poi dicono che quando ti innamori senti le farfalle allo stomaco e io non ho mai capito bene a cosa si riferiscano.
Però le bolle di sapone quelle le conosco bene.
E una oggi si è infranta contro la mia pancia = inizio a sentirlo.
E non mi sembra più così lontano. Non mi sembra qualcosa che ancora non so bene se c'è.
Lui c'è.
E stiamo iniziando ad annusarci e ad instaurare una relazione.
Ed oggi ero felice. Davvero. Di essere arrivata fin qui.

Io, lui ed il suo papà.

lunedì 4 marzo 2013

Ogni giorno è diverso da quello precedente

Voglia di rivoluzione.
Così apostrofavo la mia pagina facebook qualche mese fa.
Dicono di stare attenta perché se chiedi una cosa con tanta intensità poi l'universo te la dà.
Magari non tutti credono alla storia dell'universo che dà ma fatto sta che io la mia rivoluzione ce l'ho avuta.
Vivere la gravidanza è una rivoluzione continua ogni giorno.
E brava hai scoperto l'acqua calda direte voi.
Ebbene sì avevo bisogno di viverlo sulla mia pelle.
Da ieri ho preso un'importante decisione. Ogni giorno mi ripeto un mantra che mi sta aiutando tantissimo.

Rinuncio a preoccuparmi del futuro e vivo il momento presente.

L'ho trovato, o forse lui ha ritrovato me, per caso o forse no, fra le pagine di un diario che tenevo due anni fa e che è stato testimone della prima grande rivoluzione della mia vita che mi ha portato poi ad incontrare Luca, mio marito, ma questa è un'altra storia.
Oggi non ho più voglia di lamentarmi e sopratutto di preoccuparmi per quello che sarà. Per come faremo e come sarà. Da oggi voglio pensare alle cose belle che mi fanno star bene.
Sarà che è arrivata la primavera?


sabato 2 marzo 2013

Contro ogni stereotipo

Oggi ho dormito fino a tardissimo fra le braccia di lui.
Poi mi sono svegliata e sono piombata dritta dritta nel loop del: "ma se poi succede che..." e via un sacco di paure giganti sulla rovina completa della vita di coppia, sulla perdita totale di una vita come piace a me in favore di un'altra che non mi appartiene fatta di ritmi incessanti scanditi dallo sport a cui portare il bimbetto e la cura maniacale della casa.
Allora mi son messa a leggere e pagina dopo pagina ho terminato il libro di Chiara Cecilia Santamaria "quello che le mamme non dicono" frutto dello tsunami esistenziale che l'ha colpita dopo aver scoperto di essere rimasta incinta, raccontato con estrema sincerità.


E sono arrivata a queste parole che parlano di me e delle paure e dei dubbi che mi attraversano in questi mesi in cui sbagliando lo so, sono tutta proiettata al come e cosa sarà dopo il parto e non mi godo il viaggio attuale in balia delle valutazioni di vite, di cui non so proprio nulla, della gente che mi gira intorno, di mamme che sono mamme in un modo che probabilmente non sarà il mio.

La maternità non può viaggiare sui binari dello stereotipo, altrimenti rischia di diventare un concentrato di frustrazioni tenute a galla soltanto da una rete di sensi di colpa e omertà.

Come sempre la parola chiave è accettazione, accettazione di quanto mi sta succedendo e sopratutto capacità di stare nel qui ed ora senza lasciare libero sfogo alla razionalizzazione di tutto che si basa su dei si fa così decisi da altri.

venerdì 22 febbraio 2013

Il coraggio di metter al mondo dei figli in questa Italia

Sono precaria.
Laureata a pieni voti, in corso, dopo la laurea corsi di perfezionamento e master. Lavoro da tredici anni nel sociale senza risparmiarmi mai. Neanche di fronte ad un banco che, ieri, un adolescente in grandi difficoltà ha scaraventato addosso al compagno che lo aveva provocato e a me, incinta.

Da quest'anno, il mio stipendio, dopo esser già diminuito considerevolmente negli ultimi due anni, diminuirà ancora di un altro ventun percento. Meraviglie della Partita Iva introdotta dalla cara Fornero che dà una mano a coloro che non hanno mai lavorato prima chiedendo solo un 5% di sostituto di imposta ma penalizza fortemente chi come me, quel lavoro l'ha sempre fatto, e non può più farlo con un contratto da co.co.pro.



E io sto per metter al mondo un figlio.
E questo un po' mi spaventa. Mi spaventano tutti i sacrifici che dovrò fare per crescerlo ma forse ancor di più il dubbio di come farò economicamente. Mio marito che lavora nell'artigianato da tanto tempo ha uno stipendio minimo, sommato al mio non andiamo molto lontano.

35enni laureati con esperienza che non arrivano a fine mese.

La mia commercialista mi ha detto che devo considerarmi fortunata perché io almeno un lavoro ce l'ho. E forse, anche se l'ho odiata profondamente quando me lo ha detto, ha un po' ragione. Di persone nelle mie condizioni, in questa bella Italia che vive oggi il suo ultimo giorno di campagna elettorale, ce ne sono tante. Leggo tanti blog e commenti di persone scoraggiate che parlano di andare via. Pensano di emigrare per dare un futuro ai propri figli. Di speranza qui ne è rimasta davvero poca. Prima mi sentivo sola e sfortunata, oggi capisco che siamo in tanti a non poter più permetterci la vita che facevamo prima.

E nonostante questo noi ad agosto diventiamo tre. Diventiamo tre perché per come ci amiamo non potevamo che metter al mondo un piccolo noi in miniatura. Di come, questo piccolo noi, farà ad andare alla scuola materna, all'università, o di come farà a comprarsi i vestiti che vorrà e di cui avrà bisogno se me lo chiedo, non trovo risposta.

Ma oggi non voglio far vincere gli ormoni che mi portano a demoralizzarmi. Mi metto lì e butto giù tutte le cose che so fare e che vorrei fare, riesumo l'autostima, penso alle mie capacità e risorse, mi rimbocco le maniche e mi invento qualcosa perché io voglio, per me, per noi, per lui che è nella pancia, un futuro migliore di questo che oggi mi sembra senza speranze.

lunedì 18 febbraio 2013

Mamma che forza!

Oggi mi sento fortissima.
Bella stagna sulle mie gambe.
Della frustrazione dei giorni scorsi nemmeno più l'ombra.
Oggi penso che posso spaccare il mondo.
La mia strada pian piano si sta costellando di persone interessanti che gravitano intorno a questo mondo, ostetriche, insegnanti di yoga pre-parto, mamme che mi aiutano ad entrare sempre più in questa nuova dimensione della gravidanza, del parto e della maternità.



Ho conosciuto un'altra blogger che come me crede nelle alternative e nel fatto che ognuno di alternative ha le sue.
Andatevela a leggere, a me sta già simpatica Abbiamo sempre delle alternative

martedì 12 febbraio 2013

Partorire in casa oggi si può

Una settimana fa abbiamo conosciuto Irene la nostra ostetrica.
Perché io, se tutto va come deve andare, voglio partorire a casa mia.
Ad aiutarmi, oltre a Luca, ci saranno due ostetriche, di cui una appunto è Irene.
Che starà lì in disparte ma attiva a vigilare che vada tutto bene e permettermi di fare ciò che le donne sanno fare da sempre, partorire.

In Italia la percentuale di parti in casa è ancora bassissima.
Più che altro per ignoranza.
Si pensa che partorire in casa sia ancora pericoloso come ai tempi delle nostre nonne.
Ben che vada la frase più comune che mi sono sentita dire è: "è così bello partorire in ospedale, ci sono quei due/tre giorni di riposo in cui del bambino se ne occupano le infermiere"
Come se chi partorisse in casa venisse automaticamente abbandonata a se stessa.
Sola con la S maiuscola innanzi a sto esserino.
E capite bene che una se la dà a gambe levate.

E invece non è così. Perché le ostetriche che ti aiutano nel parto ti seguono anche nei giorni successivi per l'allattamento e il ritmo sonno/veglia.
Possono partorire in casa solo le donne che stanno bene, hanno una gravidanza naturale senza nessun tipo di complicazione (ad esempio diabete della gestante o bimbo podalico) e che abitano a meno di trenta minuti dall'ospedale più vicino.

Su 100 donne che decidono di partorire in casa solo 60 ce la fanno perché hanno le caratteristiche adatte.
E a Reggio Emilia, città avanzata del Nord Italia, ogni anno sono circa 10 le donne che decidono di farlo.
Una minoranza che dire sparuta è un eufemismo.

Per dovere di cronaca proprio perché chi decide di partorire in casa è seguito da subito da due ostetriche con valori tenuti rigorosamente sotto controllo normalmente i parti in casa hanno molte meno complicazioni nel parto che quelli in ospedale.

Ho voglia di rivedere Irene che è entrata nella nostra vita sorridente e in punta di piedi e ne fa già parte.

Sul parto in casa esiste un bellissimo libro che vi consiglio di leggere Elisabetta Malvagna: Il parto in casa

lunedì 11 febbraio 2013

Un'irresistibile voglia di andare via

Oggi va cosi.
Certo la mia vita sta cambiando e cambierà sicuramente in meno di sei mesi.
Nascerà un bimbo che avrà bisogno di cura e attenzioni.
Tutto passerà in secondo piano. Anche io. Anche il Lui che c'è già.
Però se c'è una cosa che non voglio è caricare il piccolo in arrivo di tutte le mie speranze e aspettative sull'aria nuova di cui la mia vita ha bisogno.
Non voglio che nasca già pieno di aspettative di una mamma frustata che qui non sta più bene.
Non mi sembra giusto. Non è giusto.
Io voglio farlo nascere in un bel posto. Un luogo che lo faccia stare bene, che gli insegni delle cose, che gli dia speranze.

E l'Italia secondo me non è più il Paese adatto.
Sono precaria da una vita, da quando ho finito l'Università. Prima co.co.pro, ora partita iva.
Non che il posto fisso faccia per me ma anche tutta questa scarsità di prospettive non lo fa.
Un lavoro che dopo tredici anni di esperienza oggi c'è e domani forse non più.
Il perché è presto detto, lavoro nel sociale, uno dei settori più bistrattati di questa nostra bella Italia in decadenza.
E nemmeno le imminenti elezioni mi fanno ben sperare.
Assolutamente.
E allora io questo figlio lo vorrei crescere al caldo, nella natura, con un papà e una mamma che non gli gridano: "dai" alla mattina appena sveglio, con un papà ed una mamma che non vede solo due ore la sera e due giorni nel weekend ma coi quali passa del tempo, con una mamma che non aspetta lui per sentirsi realizzata ma che è già realizzata di per se.
E allora io ho un sogno.
Che cresce dentro di me e vorrei che anche lui, questo sogno, vedesse la luce.
Come il mio bimbo.
E intanto continuiamo a navigare.

domenica 10 febbraio 2013

L'importanza di telefonare alle amiche

Oggi ho chiamato un'amica.
Una cara amica.
E meno male che l'ho fatto.
A me gli ormoni della gravidanza mi danno un gran da fare. Una tempesta impetuosa che mi porta frenesia, paure irrazionali e una gran voglia, atavica di litigare con lui, mio marito.

Quindi, visto che siamo sempre stati una bella coppia e non mi sembra il caso di mandare tutto a quel paese per due ormoni che si divertono a ballare il tip tap dentro di me, oggi ho telefonato ad un'amica.
E giuro continuerò a farlo.
Perchè lei c'è già passata, perchè lei non mi deve sopportare 24 ore su 24 con la stessa tiritera e perchè lei è lei.
Grazie Chiara ti voglio bene, Grazie che fai da marinaio a questa barca travagliata nel mio mare ormonale.