martedì 2 luglio 2013

Partorire in casa in Italia è un lusso

E' un mese che non scrivo.
Ne è passata di acqua sotto i ponti.
Più che altro ne è arrivata di acqua nelle mie gambe e nei miei piedi che non sono più quelli di una persona normale ma sono quelli di Fiona. Sì avete presente la Fiona di Shrek? Ecco quella sono io a parte il verde della pelle.
Come ben sapete è mia intenzione di partorire in casa.


Fino a metà mese sapevo che avrei partorito con le ostetriche dell'ospedale di Reggio Emilia, la mia città.
Ed io e Luca ci sentivamo veramente fortunati a poter partorire in casa con il pubblico perché nella nostra bella Italia le cose non vanno così in tutte le Regioni, a dire il vero non è così nemmeno all'interno della stessa  Regione visto che a Modena in teoria si potrebbe partorire in casa col pubblico ma il problema è che tanto non accettano le richieste, le bocciano tutte.
E questo ci dà l'idea di come sia indietro il nostro Paese.
Un Paese in cui al Sud, in Campania per l'esattezza c'è il più alto numero di cesarei in Europa. E non sono tutti necessari. Sappiamolo.
Il parto in casa permette di rispettare i tempi della madre e del bambino.
E io l'ho scelto fin dall'inizio per questo motivo e mille altri.
Solo che c'è un però. Non potrò più partorire con le ostetriche pubbliche e quindi dovrò ricorrere alle ostetriche private e la Regione mi rimborserà solo la metà dei costi che sosterremo (dai 2500 ai 3400 euro) anche se i costi del parto in casa privato sono simili a quelli che un ospedale sostiene per il cesareo.
Quindi partorire in casa, ad oggi in Italia è un lusso che non tutti possono permettersi.
E inoltre è fatica. Fatica perché devi affrontare la faccia scettica di tante persone che cercano di instillarti mille paure, le loro, così gratuitamente senza che nessuno glielo abbia chiesto. "Ma se fanno tutte così ci sarà un motivo", è che questa frase non la senti solo dire dagli anziani, no, la senti uscire dalle bocche di gente giovane e ti chiedi se improvvisamente gli si sia oscurato il cervello perchè voglio dire, se tutti l'avessero sempre pensata così, non avremmo avuto tante conquiste e un certo genere di musica anche solo per fare un esempio.
Partorire in casa richiede soldi, energie, consapevolezza delle proprie scelte. Bisogna davvero essere convinti che sia la strada giusta per te, per il tuo bambino ed il suo papà.
Perché anche solo presentare la domanda è un impresa. Titanica direi. Tant'è che Luca ad un certo punto ha proposto di chiamare "manina" Ulisse.
Tre volte mi sono recata all'ufficio preposto alla consegna della domanda. Ogni volta mancava qualcosa, una firma, un documento, un timbro. Ma non me lo hanno detto la prima volta tutto insieme, no me lo hanno detto a rate.
Una sorta di caccia la tesoro che oggi forse ha visto la parola fine. Per lo meno, ora i documenti sono nelle loro mani. "Ma signora quanto vuole che pesino questi documenti, se li riprenda pure, li può ancora portare con sè" no così era solo per non tornare ogni volta punto e a capo che son debole, ho gli ormoni che fan le capriole e ogni volta partire da zero è un colpo.




5 commenti:

  1. Uh. Argomento peloso. E andando al mulino mi infarinerò. Aiuto.
    Provo a dire la mia.
    Capisco la seccatura, perché per ogni cambiamento c'è sempre un iter di passione che i pionieri si devon sorbire...

    per poter dare possibilità di scelta a quelli che verranno.

    SCELTA. Ecco.
    Perché dovrebbe, secondo me, essere possibile una scelta.
    Che vigili sull'abuso.
    Come per la Legge 194 sull'Ivg. Scelta, per la madre e per chi assiste al parto.
    E che sia una scelta consapevole, e consapevolmente informata.

    Sembra ci sia una generale avversione della maggioranza per chi sceglie la strada del parto in casa *al giorno

    d'oggi*.
    Rompe chi riversa addosso sue paure, rompe chi fa ostruzionismo (materiale e morale), rompe.
    Però, a parte qualche pazzo autonomo, merita indagare sul perché, e spezzo una lancia a favore dei paurosi.
    Perché questa è sì un'evoluzione, una cambiamento che fa parte del progresso... ma ha un passato, e in tanti casi

    neanche troppo felice.
    Il parto in casa esisteva già, ed era una situazione di *non scelta*, era così punto e basta per la stragrande

    maggioranza delle donne. L'ostetrica qualificata il più delle volte non c'era; al suo posto il nugolo di donne

    (zia, amica, balia, sorella, mamma) che si dava da fare per assistere. Le contingenze naturali, quelle invece sono

    identiche forse a adesso. Un bimbo nasce ora come allora, il processo naturale, con tutti i suoi annessi, non

    cambia. Sono capibili i timori di chi ti vuole bene. La gente ha paura di ciò che conosce bene (genitori) e di ciò

    che non conosce (coetanei).

    Partorire in ospedale, all'epoca, è stato un progresso. Avere la possibilità di farlo, la mamma e il bimbo erano

    sempre quelli, ma avere il supporto di struttura, persone, possibilità di aiuto e assistenza qualificati e

    Pubblici...è stato un progresso.
    E veniamo da quello, probabilmente anche io e te (anzi, io sicuro) siamo nate "nella casa sita in Viale

    Risorgimento, 80" come recita l'atto in Comune a Reggio Emilia.
    Ma non possiamo passare sopra a un atto di progresso.

    Discorso diverso è un'estremizzazione del parto in struttura. I cesarei inutili, i parti pilotati in modo assurdo

    (ti inietto l'ossitocina, parte il parto, poi il dottore ha un'emergenza, allora ti inietto un'altra sostanza per dilatare i tempi, poi si riparte... - iter di una mia amica, infermiera... Io ancora oggi rimango allibita), l'

    "industrializzazione delle nascite", il "sei incinta? allora prendi il ferro"... insomma, ci siamo capiti. (continua)

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  2. Quindi, estremizzazioni, problemi che emergono, crisi, c'è bisogno di un altro salto, di un'altra scelta possibile.
    Parto in casa come *scelta*, come possibilità alternativa.
    Entrano in gioco tante voci.
    Entrano in gioco dei costi.
    Un'ostetrica ha un turno, durante un travaglio lungo (e lo sai solo dopo) possono passarsi il testimone diverse persone, l'assicurazione, l'ambulanza che deve essere disponibile se qualcosa richiede un intervento medico... Ci sono i presupposti per una riorganizzazione delle cose, per una rimessa in ballo, c'è materiale su cui lavorare... e ci sono i pionieri che aprono le porte, e mi sa che ci

    siete dentro. Nonostante qualcosa si muova già da tempo. E siamo anche in tempi di crisi... e già le risorse

    scarseggiano *dentro* le strutture... *oltre* le strutture... c'è da lavorarci su.

    Io non sono mai stata incinta, quindi parlo con una macchia d'ombra parziale, ma ho sempre ascoltato le donne che

    hanno partorito intorno a me. Perché volevo sapere.
    Io sono una paurosa con coraggio. Nel senso che mi spavento pensando a una cosa futura, poi regolarmente quando

    questa diventa Presente mi stupisco da sola e vado come un treno.
    A bocce ferme, sento che sceglierei il parto in ospedale. Per gli stessi mille motivi che citavi.
    Vorrei una Realtà in cui potessero convivere le due cose, parto-dove-vuoi, casa, struttura, nell'acqua, fuori

    acqua, anfibio... e che le donne che scelgono l'ospedale non guardassero alle altre come pazze scriteriate e le

    donne che scelgono la propria casa non pensassero alle altre come slegate dalla Terra, o senza-Fiducia.

    I bimbi nascono anche sotto le bombe, i bimbi sanno come nascere. Il resto è scelta.
    Love :*

    Luana

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  3. Elisa... il parto in casa a livello "sociale" è una strada in salita e forse per questo io ho scelto una scorciatoia.
    Non ho detto niente a nessuno. 2 ostetriche private mi hanno seguita e nato il bimbo quando mi chiedevano in che ospedale ero dicevo... no sono a casa. di già?... eh sì! :-))))

    DOPO ho raccontato tutto e fatto grande propaganda al parto in casa, ma DOPO è più facile. Forse avevo anche paura di lasciarmi scoraggiare, di perdere la serenità e l'entusiasmo... ho scelto la strada più facile ma a protezione mia e di mio figlio.

    Ma non dovrebbe essere così!!! Ogni donna incinta dovrebbe poter SCEGLIERE... ci dicono che siamo LIBERI nella nostra società ma non è così! Le donne subiscono spesso negli ospedali vere e proprie violenze... considerate numeri... oggetti a cui poter praticare qualsiasi cosa perchè tanto in quel momento non hanno risorse per reagire. Quanti racconti di personale ospedaliere che dice le frasi più assurde ad una donna in pieno travaglio!!! e non sono violenze? e poi i casi di depressione postparto sempre più frequenti... di chi sarà il "merito"?

    Come Luana credo che la libertà di scelta sia un diritto di ogni donna ma sul parto in Italia non c'è!

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  4. Ciao Federica

    ecco hai centrato il punto che col mio post volevo raggiungere!
    la libertà di parto in Italia non c'è.
    Perchè non possiamo scegliere se non sappiamo che ci sono alternative possibili. Non possiamo scegliere se ancora tantissime persone mi chiedono: "cosa? partorisci in casa, ma si può? se lo avessi saputo!"
    Detto ciò, io sono una che si scontra con la vita, e non riesco a stare zitta quindi la mia propaganda sul parto in casa l'ho iniziata prima anche se credo che le testimonianze più importanti sono quelle come la tua, di chi cioè ci è passata davvero.
    Rispondendo a Luana credo che l'errore che si fa è pensare che partorire in casa voglia dire partorire come le nostre nonnne, cosa assolutamente non vera.
    Non partoriamo più coi rischi che avevano le nostre nonne proprio grazie alla medicina e ben venga che ci sia!
    Per fortuna si può partorire in ospedale, il problema non è questo.
    Il problema è che l'ospedale così come per tutte le altre problematiche dovrebbe essere riservato a chi ha problemi non a donne perfettamente in grado di partorire anche da sole.
    E' questa estrema medicalizzazione del parto che non ha senso e che a questi livelli altissimi succede sopratutto in Italia.
    Infine, Luana, esistono delle vie di mezzo molto interessanti, si chiamano case maternità, ce ne è una anche a Bologna.
    Grazie per i vostri commenti, verrò a dirvi come è andata a finire :)

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  5. Luana qui c'è un articolo che spiega con parole migliori delle mie questa possibilità http://www.econote.it/2013/03/18/nascere-in-casa-una-scelta-poco-diffusa/

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